Siamo sempre più influenzati dall’ambiente intorno a noi. Ogni giorno siamo esposti a centinaia di informazioni, tutto viaggia a una velocità incredibile e diventa sempre più difficile capire cosa è realmente giusto per noi. Finiamo per correre dietro a ogni cosa ma spesso finiamo per perderci.

E’ successo anche a noi, succede praticamente a tutti. Ti svegli ogni mattina e indossi la maschera che ti viene chiesta dalla società. Giorno dopo giorno quella maschera diventa una seconda pelle. Finisci per arrivare a casa la sera e non riuscire più a toglierla, ormai ti sei dimenticato cosa c’è sotto.

Allora come essere se stessi?

Poco tempo fa, mentre guardavo alcuni video su Youtube, mi è capitato di ascoltare una storia raccontata da Saddhguru. Parla di un Saggio e di come sia riuscito a non perdere la propria identità nonostante fosse costretto a vivere in un’ambiente molto lontano dalla sua natura. E’ una storia in cui io mi sono ritrovato e probabilmente ti ci ritroverai pure tu. Alla fine della storia saprai come tornare ad essere te stesso.

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Come essere se stessi? La Storia del Saggio e della sua Stanza Segreta

Molti anni fa in India c’era un saggio molto potente, intere folle di persone andavano ad ascoltarlo per ore.

Ben presto la notizia arrivò al re, che immediatamente volle incontrarlo.

Il saggio venne chiamato a palazzo e il re, senza tanti giri di parole, gli disse che sarebbe dovuto diventare il suo primo consigliere. Se veramente era così saggio come si diceva, sarebbe stato molto più utile a dare consigli al re invece che seduto sotto un albero a parlare con il popolo.

Il saggio allora rispose che non c’erano problemi, poteva diventare il suo primo consigliere ma a una condizione.

Doveva essergli data una stanza privata dove lui ogni giorno avrebbe trascorso un ora. Nessuno doveva entrare in quella stanza, nessuno doveva mai chiedergli cosa faceva in quella stanza, nessuno. Nemmeno il re.

Il re rispose che non c’era nessun tipo di problema. Se voleva una stanza poteva prenderla, a lui non interessava cosa ci faceva dentro.

Così il saggio si trasferì a palazzo e ogni volta che c’era una riunione o un’importante decisione da prendere, si vestiva con abiti da palazzo e si sedeva affianco al re per consigliarlo.

Una volta conclusi i suoi doveri entrava nella stanza e ci rimaneva chiuso almeno per un ora.

Più il tempo passava più cresceva la curiosità del re su quello che il saggio faceva nella stanza. Nel frattempo a palazzo erano nate e cresciute diverse dicerie su questo uomo misterioso e su quello che faceva nel suo angolo privato.

Così un giorno il re chiese al saggio di mostrargli cosa c’era nella camera.

Ma il saggio gli rispose: “Tu mi hai fatto una promessa, se entri nella mia stanza allora io me ne andrò dal palazzo“.

Il re, preoccupato di perdere quell’uomo così saggio, si trattenne.

Ma qualche giorno dopo un cortigiano fece notare al re che non era giusto che fosse negata una sua richiesta e che forse in quella stanza era nascosto qualcosa di pericoloso.

Così un pomeriggio, mentre il saggio era fuori a passeggiare nel giardino, il re insieme al cortigiano andarono davanti alla camera sospetta e scardinarono la porta chiusa a chiave.

Rimasero sorpresi. La stanza era vuota. In un angolo c’erano solo dei vestiti logori e una ciotola per le elemosina.

Nel frattempo il saggio arrivò davanti alla stanza e disse al re: “Bene, volevi vedere e adesso hai visto“.

Il re allora gli chiese: “Ma cosa ci fai qua dentro ogni giorno?”

Il saggio rispose: “Ogni giorno vengo qua dentro, indosso gli abiti logori e mi metto a sedere con la ciotola delle offerte. Non voglio che gli abiti che devo vestire quando sono a palazzo mi facciano diventare ciò che non sono, non voglio che l’oro dei gioielli mi faccia dimenticare la mia saggezza, non voglio che i vostri problemi offuschino le mia mente. Così per un’ora al giorno vengo qua dentro e tolgo la maschera che tu mi hai fatto indossare per servirti. In questo modo la maschera che indosso durante il giorno rimane solo una maschera, non si attacca alla mia pelle e io non dimentico chi sono. Adesso tu sei entrato nella mia stanza e hai rotto la promessa che mi avevi fatto, io me ne andrò oggi stesso“.


Quindi torniamo alla nostra domanda: come fare per essere se stessi?

C’è bisogno di tempo. C’è bisogno di silenzio per tornare di nuovo ad ascoltarsi.

Non tutti hanno la fortuna di vivere in un’ambiente dove si ha la possibilità di essere se stessi. Per lavoro o per altri motivi a volte siamo costretti a indossare maschere diverse.

La cosa importante è riuscire a ritagliarsi un po’ di tempo, ogni giorno, per spogliarsi da tutto ciò che non siamo.

In questo ci ha aiutato molto la meditazione. Come il Saggio nella storia appena raccontata, anche noi ci chiudiamo nella nostra stanza e semplicemente proviamo ad ascoltare chi siamo.

Una volta che riesci a dedicare ogni giorno qualche decina di minuti solo a te stesso, senza nessun tipo di distrazione, allora inizierai anche a capire chi sei realmente. E’ una ricerca lunga, praticamente infinita, che richiede una buona dose di determinazione e pazienza. Capire chi sei e qual è il tuo scopo in questo mondo non è una moda new age ma il vero senso della vita.

Ricordati: non sei il tuo lavoro, non sei il tuo sport, non sei la tua famiglia. Sei qualcosa di molto più complesso ma allo stesso tempo grande e meraviglioso. Non perdere l’occasione di scoprirlo.


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